ROCK / AFROBEAT


I Hate My Village – (Foto di Nael Manuela Simonetti)


(Non) È un debutto

di Marco Pacella

LIVE REPORT – Per alcune band il primo concerto ufficiale rappresenta un battesimo del fuoco, il tentativo rischioso e necessario di portar fuori, al pubblico, il frutto di mesi di lavoro nel chiuso del proprio studio.
Non è così per I Hate My Village. No, non è un azzardo questo esordio. E non può esserlo perché la band, composta da Fabio Rondanini (Calibro 35, Afterhours), Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) e Alberto Ferrari (Verdena), con la produzione di Marco Fasolo (Jennifer Jentle), vede schierati dei musicisti con una solida e ben nota esperienza nella scena rock italiana e internazionale.

Piuttosto, nella data romana rigorosamente sold out, sono stati forse in molti a fidarsi di I Hate My Village e giungere al Monk a scatola chiusa, leggendo i nomi coinvolti, oppure dopo un fugace ascolto all’omonimo (ottimo) album appena pubblicato da La Tempesta.
Sonorità e cadenze afrobeat, splendide e potenti digressioni strumentali con l’incursione vocale di Alberto Ferrari, nonché una riuscita cover di Don’t Stop ‘Til You Get Enough di Michael Jackson, hanno fluidificato la scaletta tanto da far pensare – se non ci fosse sotto una solida struttura – a una lunga, potente jam session tra musicisti di livello.

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