JAZZ
Sun Ra Arkestra – (Foto di Giovanni Marotta)
Space is the Place
di Angelo D’Elia
LIVE REPORT – Quando negli anni ’60 Sun Ra affermava che il popolo nero proveniva da un altro pianeta e che lui e la sua orchestra erano testimoni di questa verità e portatori di un messaggio di pace universale, la gente lo prendeva per matto. Oggi, 2019, Sun Ra è scomparso da questa terra da 26 anni (probabilmente soltanto per ritornare a casa), ed i suoi discepoli stanno ancora diffondendo il suo messaggio, e a giudicare da ciò a cui abbiamo assistito, forse non aveva tutti i torti.
Probabilmente, Marshall Belford Allen, 95 anni terrestri, direttore e guida spirituale dell’Arkestra, proviene da un’altra galassia. Solo così si spiega la lucidità e la potenza nel tenere le fila di una musica che non ha coordinate, che non è né avanti né indietro, è semplicemente oltre. Si presentano sul palco calati nei loro abiti cerimoniali che emanano luce, agghindati come antiche divinità egizie. La loro musica è un rituale, qualcosa che eleva lo spirito, annulla il pensiero e ti lascia un senso di pace, di compiutezza.
Lo si può chiamare jazz, ma è solo una rampa di lancio. L’Arkestra accenna uno swing, o un blues, e lo lascia fluire, lascia che le ritmiche prendano corpo per poi disfarsi e sciogliersi nell’aria. Nel frattempo, Marshall Allen, piccolo eppure imponente, ci guarda con occhi enormi, ci guarda attraverso, e soffia schegge impazzite di pura meraviglia dal suo sax contralto. E noi, in quel momento, ci ritroviamo a fluttuare nello spazio siderale, felici di aver perso ogni contatto con la torre di controllo.