MONDO FETICCIO #1

Mondo Feticcio

MONDO FETICCIO – Filantropiche dissertazioni, isterie, visioni e connessioni che attraversano e analizzano il mondo della musica raccontando di possibili incastri, risvolti temporali, tra nuove e vecchie retoriche ma anche tra altro e altro ancora. Purché viaggi su vinile.

Rubrica a cura di Angelo Maneri

 

Viaggi sul disco nero

Perché il vinile?
Non è di questa compulsiva e orgogliosa società il tornare indietro, non ci appartiene più il tempo per la musica, la musica ormai è ovunque… non siamo più troppo avvezzi ad avere cura delle cose, meglio sfruttare al massimo le potenzialità dell’oggetto, meglio distruggere in attesa del modello migliore, quello nuovo, quello appena uscito…
Perché il vinile? Vuoi mettere scaricarsi comodamente da casa la discografia mondiale solo per avere la possibilità di non ascoltarla?… Perché il vinile? Rappresenta un’era piena di ideali, adesso non conviene avere ideali, schierarsi, adesso è meglio essere connessi, tutti insieme, tutti di fronte allo stesso spasmodico nulla, come in attesa, in una sterile attesa densa di opinioni e punti di vista, la democrazia del web…
Perché il vinile? Non c’è spazio! Dura poco! Lo devi girare!!! E’ complicato… Perché il vinile? Se hai un piccolo appartamento, un figlio o più di un animale in casa, la prima cosa da fare è fare spazio, non può starci un coso pesantissimo e mangiapolvere fra le altre inevitabili cose…
Perché il vinile? In effetti però il vintage va così dannatamente di moda… forse, se non costa troppo, un piatto al mercatino me lo compro, e se non funziona, va beh…

Oppure.
Perché il vinile?
Perché ho ben presente la differenza tra il sentire e l’ascoltare, perché tutto ormai risuona intorno a noi come solo il caos può risuonare, in una moltitudine di rumori innaturali e carichi di conseguenze, quando il sentire, all’apparenza inoffensivo, distrugge intenti e buonumori, e l’ascoltare concede allo spirito unici momenti di gioia e di vero coinvolgimento.
Perché entrare in un qualsiasi negozio di dischi, prendersi un po’ di tempo per spulciare tra gli scaffali, scambiare quattro semplici, meravigliose e stimolanti chiacchiere con l’immancabile presente appassionato di turno, ti permetteranno di scoprire chicche assolute tipo Fuzzy Duck (disco omonimo UK 1971 di una strepitosa prog-hard rock band, provare per credere) o Yesterday’s Children (altra perla omonima US 1969, psyco-hard-garage band stupefacente).
Perché finalmente la musica sarà libera dagli ideali, dalle catene che per anni hanno imprigionato le note in anatemi politici, perché finalmente potremo riscoprire capolavori unici e irripetibili, sparsi per l’Europa (e ovviamente non solo) e solo in vinile, fuori dal loro isolamento forzato, salvandoli dalla muffa e dall’oblio.
Perché nell’idea di un solco che racchiude la magia di molteplici armonie, nell’unicità del momento in cui l’arte musicale viene incisa in un supporto dall’incredibile durata, nel sacrale atto di scegliere e mettere un disco su un piatto, c’è l’identità di un secolo di vita e umana condivisione, reale condivisione.
Perché vale la pena di stare più stretti se si ha voglia di stare veramente vicini e, se è importante la musica nella nostra casa, il fascino di un totem che racchiuda il potere di suonare la discoteca di famiglia sarà inevitabilmente irresistibile…
Perché non sia solo il rigurgito inutile di una moda, perché in vinile la musica si ascolta meglio, perché ci sono laboratori gestiti da persone che questo tipo di tecnologia la conoscono benissimo, che sanno riparare quasi qualsiasi danno meccanico ti possa capitare, persone adulte che magari tramanderebbero ben volentieri il loro mestiere ai più giovani.
Fate vobis.
Questo è il punto di partenza.


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