Psych Rock

Motorpsycho

10 maggio 2016 – Init
Concerto impagabile: quasi 3 ore senza mai stancare

Avevamo speso parole piuttosto forti nel raccomandarvi il concerto di cui andremo a parlare. Si faceva riferimento a porte della percezione da spalancare, ad un’esperienza iniziatica che avrebbe cambiato radicalmente il vostro modo di fruire e concepire la musica dal vivo (e mi riferisco ai più giovani ed inesperti tra voi, i già iniziati al culto sanno perfettamente di cosa sto parlando). Sono estremamente felice di poter confermare e sottoscrivere ogni parola precedentemente pronunciata, e l’unico scopo di questo articolo sarà quello di far pesare e rimpiangere l’assenza a chi, suo malgrado, non era all’Init Club il 10 maggio. Come monito per il futuro.

Se il Rock è parte integrante delle vostre vite, se sapete davvero cosa vuol dire psichedelia, non potete assolutamente permettervi di disertare un’occasione del genere. Bestie come i Motorpsycho sono ormai in via d’estinzione: suonare tanto e bene, lasciarsi completamente trasportare dal momento senza aver fretta di finire, spingersi oltre il limite sino alle estreme conseguenze è un atteggiamento che non paga, perché è difficile e pericoloso, ci si può perdere facilmente.

La cerimonia è iniziata puntualmente alle 21:30, sulle note di Big Black Dog, traccia conclusiva del loro ultimo lavoro Here Be Monsters. Una lunga ed ipnotica cavalcata di quasi 20 minuti che, tra riff al granito e sospensioni siderali (sostenute, c’è da dirlo, da un Init Club fonicamente davvero impeccabile), ha già delineato quella che è stata la trama della serata.

Tutto il concerto, infatti, si è sviluppato su lunghe e coinvolgenti suite che ci hanno trasportato in una dimensione parallela in cui Led Zeppelin, Black Sabbath e Pink Floyd si dividevano il palco e gli strumenti, alternandosi con estrema naturalezza. Buona parte della scaletta è stata dedicata ai pezzi dell’ultimo disco (eseguiti spesso in medley), ma non sono mancati recuperi che hanno fatto la gioia dei fan di vecchia data, come una Flick of the Wrist (direttamente dal rarissimo EP del ’93 Starmelt), dove a scendere in campo sono i Crazy Horse di Neil Young, o veri cavalli di battaglia della band come Watersound o la tiratissima Feeedtime (rispettivamente da Timothy’s Monster e Demon Box).

Dopo quasi 3 ore di esibizione (!), siamo ritornati alla realtà stremati, sudati e soddisfatti, crogiolandoci nel pensiero che, almeno per una sera, siamo stati dei privilegiati. E’ sempre brutto e controproducente dividerci tra Noi e loro ma, se vi piace percorrere la via più facile e rassicurante, se vi accontentate di esibizioni ‘precotte’ che replichino per filo e per segno ciò che avete ascoltato nelle vostre fighissime playlist di Spotify, date pure fuoco alle vostre (costosissime) T-Shirt, strappate i poster dai muri della vostra cameretta: il Rock è ben altra cosa. I Motorpsycho, sono altro. (Angelo D’ Elia)

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