PLAYLIST


Come conoscersi attraverso Battisti
Quello che molti desideravano da ormai tanto tempo finalmente è accaduto

di Ilaria Pantusa

NEWS – La notizia non poteva non suscitare un certo clamore: la discografia di Lucio Battisti, circoscritta al solo periodo della collaborazione con Mogol, approda sulle piattaforme streaming, da Spotify ad iTunes, per citare le più note.
Quello che molti desideravano da ormai tanto tempo finalmente è accaduto il 29 settembre 2019.
Se non si aveva il disco o il vinile difficilmente Battisti poteva esser fruito integralmente, mentre i pochi video presenti su YouTube di certo non davano la cifra della sua musica, perciò per gli amanti e i curiosi il giubilo è stato intenso.

Più questioni e riflessioni si sono aperte e nessuno, sia nell’ambiente musicale che fra i musicofili, ha ignorato la ‘novità’. Molti sono andati a riscoprire il Battisti meno noto, molti altri si sono semplicemente goduti la comodità di ascoltare Lucio dal proprio dispositivo elettronico. Sono usciti articoli che stilavano personali classifiche del meglio di Battisti e Mogol e altre che scommettevano su quanto quei determinati pezzi fossero poco conosciuti. I più attenti si sono domandati come le nuove generazioni si sarebbero approcciate al musicista di Poggio Bustone, ed è proprio questo che ha acceso la miccia di questa playlist nella nostra redazione.

In particolare, a chiederselo è stato un video de La Repubblica (di Edoardo Bianchi), in cui dei ragazzi appena ventenni vengono intervistati a proposito di Lucio Battisti. Come c’era da aspettarsi, i giovani hanno reagito in modi diversi, tra chi lo conosceva già, chi no, ma ne era incuriosito e chi lo trovava invece ‘datato’.

Senza scomodare discorsi complessi sui modi di fruizione della musica e le nuove generazioni, ma spinti invece dalla curiosità di scoprire chi è Lucio Battisti per noi, che abbiamo tra i 26 e i 40 anni, abbiamo fatto un gioco: ognuno di noi ha selezionato dieci brani del repertorio Battisti-Mogol e da questa lista sono stati scelti i venti brani definitivi della playlist.

Cosa ne è venuto fuori?
In primo luogo, le canzoni che abbiamo scelto parlano di noi, delle nostre differenze e delle nostre affinità, di ciò che rende tale una redazione e del fatto che dietro un progetto editoriale c’è sempre un gruppo costituito da esseri umani, con i loro gusti, il loro vissuto e le loro attitudini.
Quante volte abbiamo stretto con delle persone a causa di affinità musicali? Quante volte nella vita abbiamo pensato di poter capire tanto dell’altro/a a partire dai gusti musicali?
E cosa è venuto fuori da questo gioco con al centro noi e Battisti? Cosa ci siamo aspettati l’uno dall’altro? Tutti quanti eravamo curiosissimi di sapere cosa, singolarmente, avessimo scelto, e infatti una delle prime richieste, subito soddisfatta, è stata quella di vedere le dieci canzoni selezionate da ognuno.

Partiamo da ciò che ci rende simili: l’ascolto della sua musica, in primis. La maggior parte di noi ad un certo punto della propria vita ha incontrato Lucio Battisti. Chi fin dall’infanzia, chi un po’ più in avanti, ma tutti o quasi, per l’occasione, hanno passato più giorni a contatto con i suoi dischi, da Anima Latina, a La batteria, il contrabbasso, eccetera, fino ad Emozioni e Una giornata uggiosa e li hanno ascoltati con attenzione rinnovata, con il fine di scavarsi dentro, per capire quali fossero i brani intimamente più rappresentativi di sé stessi e del proprio Battisti. Anche chi non lo ha mai apprezzato più di tanto ci ha dovuto fare i conti e ha trovato quel qualcosa del musicista che parlava anche a lui.

Tutto ciò spiega la massiccia presenza di brani poco scontati come Confusione, Anonimo, Abbracciala abbracciali abbracciati o Questo inferno rosa.
Ognuno di noi ha anche seguito il proprio cuore e il proprio percorso, nonché la propria idea di ciò che Battisti può essere a livello oggettivo. Ed è questo che, per esempio, spiega perché ci siano anche quei brani che tutti si sono ritrovati a cantare insieme ad un mucchio di altre persone, come Non è Francesca o Fiori rosa, fiori di pesco, o ancora quei brani a cui è difficile restare emotivamente indifferenti, come 29 settembre e Pensieri e parole. Molto conosciuti, certo, ma è soprattutto grazie a classici intramontabili come questi se a distanza di più di 40 anni Lucio Battisti fa ancora notizia. Infine, ognuno di noi ha dovuto rinunciare a qualcosa, ed è per questo che, ad esempio, non compaiono brani da Umanamente uomo: il sogno oppure da Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera, che, chi scrive, per esempio, aveva preso in considerazione.

Quello che tutti ci siamo detti, relativamente al video di Repubblica sui ventenni, è che è difficile pensare di poter concordare con chi ritiene Battisti datato o con chi pensa che non abbia più nulla da dirci. Al di là dei gusti, che non si possono discutere, stiamo parlando di un artista che ha lasciato un’impronta impossibile da ignorare e che inoltre ha lasciato un segno che si può facilmente riscontrare nella musica italiana che oggi sforna novità su novità, dai ventenni ai cantautori che si sono affermati tra i primi anni dei 2000 e questo decennio che si avvia alla sua conclusione. Penso a nomi come Coma Cose, Dente, Verdena, Calcutta. Tutti ascoltatissimi dai ventenni e trentenni (e oltre) di questi tempi e tutti con un comune denominatore che si chiama Lucio Battisti.

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La playlist

29 settembre (1969)
È il 1969, Battisti raccoglie in un unico disco alcuni inediti più altri brani che erano stati interpretati da altri, come nel caso di 29 settembre (ceduta nel 1967 agli Equipe 84). Canzone dalla bellezza crudele, unisce un testo che riassume la particolare visione dell’amore di Mogol alle capacità di compositore di Battisti che, insieme a Renato Angiolini, confeziona uno degli arrangiamenti più eleganti e struggenti della storia della musica leggera.

Non è Francesca (1969)
Sì, questa la conosciamo davvero tutti, è la canzone da falò per eccellenza, con l’immagine di questa donna che secondo l’io lirico è talmente devota che figurati se può davvero esser vista in giro con un altro. Al di là del testo, la coda strumentale finale è la vera punta di diamante di un brano che era un classico già nel ’69, quando finisce nel suo primo disco insieme a 29 settembre.

Fiori rosa, fiori di pesco (1970)
Battisti inaugura il nuovo decennio con un disco che entrerà nella storia. Emozioni esce nel 1970 e ad aprirlo c’è proprio Fiori rosa, fiori di pesco, un brano musicalmente energico, dal testo in cui immedesimarsi e da cantare a squarciagola.

Anna (1970)
Contenuto in Emozioni, è uno dei brani più emblematici del duo Battisti-Mogol. Il tema è sempre quello, l’amore infedele, ma qui non c’è la leggerezza quasi crudele di 29 settembre, bensì uno struggimento interiore che viene reso nella sua drammaticità proprio dall’arrangiamento.

Dio mio no (1971)
Con Amore e non amore Battisti si scatena. Ci mette dentro il prog, il rock’n’roll e la psichedelia e, facendosi accompagnare nella registrazione del disco da coloro che l’anno successivo diverranno la Premiata Forneria Marconi, se ne esce fuori con un brano che riesce a rievocare la sensualità sfrenata della Gloria di Van Morrison interpretata però dai Doors. Venne addirittura censurata dalla Rai per i suoi richiami erotici.

Se la mia pelle vuoi (1971)
Con questo brano, ancora da Amore e non amore, Battisti non si rifà al rock’n’roll solo con l’arrangiamento, ma lo fa anche attraverso il cantato e qui sembra un po’ Elvis. Si sente che ha voglia di sperimentare e divertirsi e di dire chi è Lucio Battisti. E lui è uno che la musica, in primo luogo, la ascolta e la ama.

Pensieri e parole (1971)
Due cantati distinti, due melodie diverse che si fondono insieme: ferma nella memoria è l’esibizione di Battisti che la canta durante la trasmissione Teatro 10, quando afferma che è “la canzone più bella scritta fino ad oggi”. Fa entrambe le parti vocali, una delle due in playback e le due immagini di lui si sovrappongono. Era il 1971, ma anche chi è nato dopo sa di cosa sto parlando, e per questo bisogna ringraziare di cuore gli archivi della Rai.

Insieme a te sto bene (1971)
Lato B di Pensieri e parole, l’introduzione strumentale fa pensare subito a Jimi Hendrix, mentre il testo è un inno al godersi l’amore nella sua accezione più fisica e sensuale. Brano figlio dei suoi tempi eppure ancora attuale e moderno, sia sul versante dell’arrangiamento che su quello delle liriche.

Anche per te (1971)
Lato B de La canzone del Sole, resta una delle composizioni più delicate e toccanti della coppia Battisti-Mogol.

Confusione (1972)
Questo è il primo dei tre pezzi estratti da Il mio canto libero nella nostra playlist. Presenza per niente scontata, è rappresentativo del mutamento già iniziato a partire da Amore e non amore e della ricerca di sonorità più vicine a quelle internazionali. Il testo è uno dei migliori in assoluto, parla della libertà dalle convenzioni nel rapporto uomo-donna e mette l’uomo e la donna sullo stesso piano. A renderlo interessante sono la modernità e l’onestà delle affermazioni fatte.

Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi (1972)
Qui la chitarra entra in punta di piedi, mentre la voce di Battisti inizia a pronunciare i primi versi. Poi, quando il testo si eleva a quelle vette altissime che qui raggiunge nel ritornello, anche l’arrangiamento si apre e si sposa in un connubio perfetto alle parole. Dire che siamo di fronte ad un capolavoro immenso è poco.

Il mio canto libero (1972)
Tema portante di questo disco, la libertà sembra essere l’ideale al quale anelare, ed è un qualcosa che non può prescindere dall’amore, che qui suscita e sorregge quel canto libero che dà il titolo alla canzone e al disco intero. Un altro classico dalla bellezza travolgente.

La collina dei ciliegi (1973)
Da Il nostro caro angelo, questo brano sembra continuare il discorso aperto da Confusione nel disco precedente, ma protagonista qui è un amore più maturo e anche universale. Siamo negli anni più felici della collaborazione tra Battisti e Mogol e anche qui arrangiamento e testo raggiungono livelli altissimi. Sul brano si è fatta molta dietrologia, ma son discorsi da lasciare a quella vecchia critica militante che apprezzava solo chi mostrava apertamente il pugno chiuso.

Il nostro caro angelo (1973)
La title-track del disco ha, nelle intenzioni di Mogol, un significato sociale ed è una critica rivolta alla Chiesa: “l’ideale dell’uomo è distrutto man mano che si vive, perché è chiaro che chi vive con le ali viene ferito”. L’incedere dell’arrangiamento di Battisti è caratterizzato da un basso e una chitarra che danno un’impronta impegnata al pezzo e ne chiariscono, in una certa misura, il significato.

Questo inferno rosa (1973)
Il brano di chiusura di Il nostro caro angelo è un attacco frontale ad un amore che non è più tale, perché col tempo si è trasformato in una prigione. Così sia il testo che l’arrangiamento sottolineano il contrasto tra passato e presente, tra quella donna di cui l’io lirico si era innamorato e che avrebbe definito ‘poesia’ e la donna del presente, una in grado di gettare olio bollente sugli altri e di scegliere gli amici a seconda che questi siano o meno dei ‘barboni’. Un testo duro, forse uno dei più sentiti da entrambi gli autori. 

Abbracciala abbracciali abbracciati (1974)
Anima latina è probabilmente uno dei dischi più amati da chi predilige il Battisti più sperimentatore e libero. Questo brano, che lo apre, ha uno degli attacchi più suggestivi di sempre. La voce sembra arrivare da lontano, come a voler sottolineare la leggerezza che si cerca di far propria nel testo. Si tratta in fondo di un uomo che riconosce che quel ‘grande amore’ che gli ha fatto creder di poter definire quella donna ‘sua’ non è altro che una ‘grande bugia’. Ma lui vuole elevarsi al punto di chiedere alla propria anima di abbracciarla comunque e insieme a lei anche sé stesso e tutti gli altri che sono fra loro.

Anonimo (1974)
Questa canzone sembra un sogno o un film che si rifà all’immaginario onirico. Il testo si costruisce su una sorta di flusso di coscienza alimentato dai ricordi, mentre l’arrangiamento è uno dei migliori esempi di rock psichedelico presenti nel disco e si conclude con una ripresa velocizzata de I giardini di marzo.

Anima latina (1974)
È la title-track nonché la definizione di ciò che è quest’anima latina con cui Battisti e Mogol sono stati a contatto durante il loro viaggio in Sud America. È la gioia della vita che scende, ruzzola, corre “quando musica e miseria/diventan cosa sola” e l’arrangiamento segue questo ruzzolare, che si fa quasi frenetico e orchestrale.

Amarsi un po’ (1977)
Dopo l’esperimento culturale che era Anima latina, il duo si concede lavori sì di altissimo livello, ma che abbandonano quel fervore sperimentale a cui si erano dati tra il ’71 e il ’74. Questo brano, estratto da Io tu noi tutti del ’77, è però uno dei risultati più felici della collaborazione fra Battisti e Mogol, con un basso che qua la fa da protagonista e che rende questo pezzo inconfondibile e moderno anche dopo oltre quarant’anni.

Una giornata uggiosa (1980)
Siamo alle soglie degli anni ’80 e il disco, l’ultimo della coppia Battisti-Mogol, risente fortemente delle tendenze musicali di quel periodo. Nella title-track però Battisti si concede un rock quasi nervoso, pur non rinunciando all’uso dei sintetizzatori, e un’interpretazione vocale energica. È la degna chiusura di un’epoca e di una collaborazione che ci ha arricchito e continua a dare i suoi frutti ancora oggi.

Ghost Track: Eppur mi son scordato di te (live 1 maggio 1971)

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