PROGRESSIVE
Banco del Mutuo Soccorso – (foto di Pierluigi Di Pietro)
Giganti sospesi nell’incredibile
di Federico Ciampi
RECENSIONE – 9289 km, attraversando monti e fiumi, fino alla riva del mare lontano, dove inizia l’infinito. Da sempre, nella mente collettiva, la Transiberiana è IL viaggio. E come tale, diventa evocativa metafora della vita, che si dipana lungo un percorso accidentato, talmente complesso che alle volte non sai se e quando arriverai alla fine. Eppure, nonostante l’inevitabile effluvio di cliché, nulla è scontato in questo grande ritorno del Banco del Mutuo Soccorso.
Con il passaggio in un’altra dimensione di Francescone Di Giacomo e Rodolfo Maltese, e le condizioni di salute di Vittorio Nocenzi, tutto sembrava perduto. E invece no, colpo di scena da palma d’oro a Cannes. Formazione rinnovata, con un nuovo vocalist (l’ottimo Tony D’Alessio), e una scoppiettante sezione ritmica con Marco Capozi e Fabio Moresco (basso e batteria, rispettivamente) che vanno ad aggiungersi alle chitarre di Filippo Marcheggiani e Nicola di Già, e quello che sembrava il più improbabile dei comeback prende forma, tornando alla ribalta con un nuovo capolavoro immaginifico.
Si vola sui consueti testi carichi di emozione e poesia, opera di Nocenzi e Paolo Logli, e su una musica (composta dallo stesso Nocenzi con il figlio Michelangelo) che, come il viaggio attraverso la Russia intera, si fa dolce, poi aspra nel giro di secondi. Il treno parte per il suo lungo e sfiancante cammino, e macina chilometri, arrancando, affrontando mille insidie e scontrandosi con l’amarezza e l’orrore del passato e del presente, nell’inquietante incognita ombra del futuro, sempre costantemente incombente.
Brani come I ruderi del gulag (primo singolo estratto), o il capolavoro assoluto del disco, Eterna Transiberiana, guidano il convoglio nella grande meraviglia della vita, galleggiando su giochi di astrazione debitori degli straordinari lavori di Mussorgskij e Stravinskij (e il paragone con questi grandissimi compositori -entrambi russi, neanche a dirlo- del passato non è casuale, soprattutto con il primo). Le atmosfere sono perfette, evocative, potenti. Basta chiudere gli occhi per farsi proiettare su uno scomodo sedile del treno, ad ammirare dal finestrino ‘Il grande bianco’, arcigno sovrano senza alcun rivale con cui confrontarsi, la visione del quale lascia una sensazione di stupore ed assoluta impotenza al tempo stesso.
Trovino pace i detrattori: questo è in tutto e per tutto un disco del Banco, e merita di essere tale. È difficile alle volte non immaginare questi brani cinematici cantati dal compianto Di Giacomo, e non trovarlo al suo posto, specie nei primi ascolti, è un terribile colpo al cuore. Ma il disco cresce, ascolto dopo ascolto; ve ne innamorerete. E sono sicuro che, da qualche parte nel Grande Oceano, Francesco e Rodolfo, con un sorriso fiero e beffardo al tempo stesso, stiano guardando la riva che si allontana, godendosi le ultime note che si spargono nel vento.
Banco del Mutuo Soccorso – “Transiberiana”
(Sony/Inside Out Music, 2019)
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