Rock

Rich Robinson

15 ottobre 2015 – Planet
Il Planet fa il pieno di orecchie sensibili

Ha stupito il pieno di popolo che ha registrato il Planet in occasione del concerto di Rich Robinson. Poteva essere comunque un giovedì sera come tanti altri che, sì, prometteva scintille dall’alto dei nomi coinvolti ma, a guardare bene, non dava vere garanzie di successo, vuoi per la veste acustica della serata, spesso e a torto sottovalutata, vuoi perché tali nomi rimangono ben più noti per le rispettive band di provenienza. Meglio così: per il nostro umore, per il Planet che ha vinto la scommessa e questo, dal punto di vista del pubblico, vuol dire poter confidare ancora in una programmazione di alto livello.

Rich Robinson dei Black Crowes era la star della serata, ma ad accompagnarlo c’era un’ugola dorata che ancora riesce a scaldare i cuori, Eric Martin, direttamente dai resuscitati Mr. Big (tornati con gran classe nel 2011 – What If – e l’anno scorso di nuovo con The Stories We Could Tell).

John Hogg (ex Moke) ha aperto le danze, Eric Martin ha sgelato il pubblico a dovere. Davvero il suo è puro spettacolo, voce scintillante (ancora) e scioltezza d’esecuzione, più che le canzoni in sé, il senso della sua performance sta nell’approccio fun, in un sarcasmo e un’umiltà espressi anche giù dal palco e che hanno reso non solo avvincenti le sue esternazioni per voce e chitarra, ma anche la sua interazione col pubblico.

Un esempio per chi ancora crede, qui a Roma, che suonare poco serva a valorizzare le attenzioni del pubblico, dimenticando che le attenzioni del pubblico si conquistano con uno spettacolo degno, trascurando che uno spettacolo degno lo si fa accumulando esperienza sul palco. E non stiamo parlando di ruffianeria.

Rich Robinson, al contrario, seguendo il filo logico appena introdotto, ha sfoggiato l’idea che puoi ‘limitarti’ a suonare, e basta, se però hai alle spalle una carriera e poco altro da dimostrare. Interazione col pubblico quasi nulla, a parlare solo le sue composizioni, più quelle da solista che le innumerevoli registrate con i Crowes. Distante con il corpo ma perfettamente inabissato con la mente.

L’ultimo lavoro solista, The Ceaseless Sight (2014), può considerarsi una piacevolissima diramazione dell’anima dei Corvi Neri, in loro assenza, la cosa è ben accetta, ma alcuni degli estratti dell’album continuiamo a preferirli nella loro versione originale (vedi I Know You e In Comes The Night), in versione acustica a beneficiarne sono alcuni brani riproposti con l’appeal tutto suo, selezionati, come Lay It All On Me e una Josephine assolutamente pregevole, The Giving Key. Da sottolineare, infine, che, in nome di una concretezza che contraddistingue il suo carattere riservato, nonostante l’assenza di bis e un talk distillato, l’esibizione di Robinson è stata prolungata e seguita con una costante attenzione. (SEO)

Photo by Fittipaldi Irene / Pagina Facebook

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