BLACK SNAKE TRIP #3

BLACK SNAKE TRIP – Rubrica a tempo determinato

 

La sorpresa Watermelon Slim fra il fascino di Clarksdale e Hopson Plantation
Verso New Orleans con Black Snake Moan. Il Sud è una strada lastricata di piacevoli imprevisti

Leggi la seconda tappa Il proprio Blues nella casa del Blues
Compagni di viaggio: Pippo Rossi Management | Mojo Station – Il Blues e le Sue Culture | La Tempesta | MISTY LANE MUSIC | Astarte | BPM Concerti

 

RUBRICA – Chiuso il capitolo luminoso, elettrico, urbano e vivace di Memphis, comincia un nuovo percorso, dirigendoci verso sud, destinazione Clarksdale, la cittadina tra il Mississippi e le leggendarie Highways 49 e 61. Una lunghissima strada diritta, fonte di ispirazione di molti artisti; la percezione di una energia veramente forte e antica, testimonianza autentica del passato. Il Blues Trail nel Deep South, lungo la Highway immersa nelle piantagioni di cotone infinite, pianure immense che evocano tutta la storia della schiavitù afroamericana, la ricerca della libertà, la speranza di un nuova vita lungo la strada, crocevia tra storia e leggenda. Un vero salto nel passato, visioni e racconti di una terra ricca di storia.
Arriviamo a Clarksdale, una cittadina che sembra semi abbandonata, decadente ma molto suggestiva, ricca di murales, case che cadono letteralmente a pezzi, un fascino post apocalittico di una città fantasma che canta il lamento del Blues più arcano. Proprio lì, nell’incrocio delle Highways, noto come Devil’s Crossroads, Robert Johnson vendette la sua anima al diavolo in cambio del Blues.
Questa cittadina, in cui sono nati Muddy Waters, John Lee Hooker (tra i più celebri), è stata attraversata da moltissimi artisti che hanno veramente vissuto e scritto la storia del Mississippi Delta Blues.

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1. La domenica mattina c’è chi va in chiesa e chi va al Breakfast Blues Live

Il primo show a Clarksdale è per la Sunday Morning Breakfast al Bluesberry Café. Arriviamo leggermente in ritardo a causa della pochissima connessione disponibile per usare il navigatore. Comincia l’avventura. Una domenica mattina piena di sole, caldo e primaverile. Ci saremmo potuti perdere anche in un solo vicolo cieco da quanto è ipnotica questa cittadina; troviamo il locale davanti ad un vecchio ed abbandonato teatro ‘Paramount’, sono già emozionato al solo pensiero.
Entriamo al Bluesberry ed assistiamo al live di un duo che sta intrattenendo il pubblico già presente. Riconosco quella voce e lo stile: sì, è proprio lui, Watermelon Slim, in formissima con la sua chitarra slide accompagnato dal suo percussionista con semi batteria e washboard. Il tempo di salutare e di presentarsi, sistemare il set e comincio subito dopo la fine dello show.
La sensazione che provo è veramente intensa, un senso di agitazione ed allo stesso tempo di estrema libertà e felicità, come se fosse la prima volta, perché è davvero la prima volta nella casa del Delta Blues, non mi sembra vero. Salgo sul palco, semplicissimo e anch’esso decadente ma elegantemente perfetto, soffitto e sfondo tappezzato da bandiere di tutto il mondo appese su lamine di ferro arrugginite. Uno spettacolo.
Proprio lì si esibirono tutti i miei bluesman preferiti della scena da fine anni ’70 ad oggi (vedo foto di Robert Belfour, Burnside, Muddy Waters e un po’ di poster del Deep Blues & Juke Joint Festivals e leggende del rock ‘n’ roll). Sembra di vivere uno dei tanti sogni nei quali immaginavo questi luoghi e questi contesti così leggendari per me… è tutto vero ed ora ci sto suonando.
Suono quasi tutta la mia discografia, gioco con gli arrangiamenti rigorosamente più blues per ben più di due ore (cosa veramente inusuale per me): il pubblico, abbastanza numeroso, risponde benissimo al mio show e sorride, felice e curioso.
Durante il mio live sbuca dal nulla Watermelon Slim accompagnandomi alle percussioni per un paio di brani, scompare e prende il suo posto Arthur, il gestore del locale, veramente simpatico e sorridente che si diverte ad arrangiarmi i brani più psichedelici del mio repertorio.
Una scena veramente indimenticabile.

Nei locali e nei Juke Joint Mississippi (e non solo) si suona per tips, le cosiddette mance per noi (in Italia suonare con le mance in un locale può sembrare un po’ strano e negativo, qui è la regola, più suoni e più possibilità hai di guadagnare l’apprezzamento del pubblico e di vendere anche qualche disco). Finito il live, soddisfatto ed ancora emozionato come appena salito, scendo dal palco e godo degli applausi e dei feedback positivi del pubblico (tra cui varie persone scese da Memphis dall’International Blues Challenge!). Racimolo una buonissima somma di tips, ma questo non potrà mai essere paragonabile o quantificabile a tutte le emozioni che sto vivendo qui a Clarksdale.
Vado a fumarmi la meritata sigaretta dopo il live mattutino e mi metto al caldo sole della domenica, alzo la testa e trovo il cartello della strada in onore a Watermelon Slim, ogni strada di Clarksdale omaggia un Blues Man significativo per la città ed la storia del Blues. Rientrando vado a ringraziare lo staff e mi trovo a parlare proprio con Slim, perché oltre a suonarci, Slim lavora al Bluesberry (incredibile); mi chiama e mi prende da parte, scambiamo due chiacchiere congratulandoci e mi dona il suo contributo; non riesco a trattenermi dall’emozione, perché leggo benissimo nei suoi occhi la sua sincera gratitudine, il suo rispetto e la sua ospitalità che non dimenticherò. Mai.
Per chi non lo sapesse, Watermelon Slim è un grandissimo artista, famoso e riconosciuto non solo a Clarksdale ma in tutta la scena Blues, venuto più volte in tour in Italia (ho assistito ad un suo concerto memorabile al Monk per il Mojo Station Blues Festival, pochi anni dopo partecipai anch’io ed il cerchio si chiude) e vengo avvolto da una serie di flashbacks e ricordi indelebili. Uno scambio di energie con tutta la famiglia Bluesberry che ci fa sentire subito a casa.

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2. Me & The Devil Blues

Girando per Clarksdale, è evidente che il Delta Blues è religione, è sacro, fonte di energia delle persone che vivono la contea Coahoma, trascurata e marcia al punto giusto da trasportarti in un una realtà più unica che rara.
Leggiamo dappertutto che a Clarksdale si suona 7 giorni la settimana: fantastico! Ogni locale ha un palco, ci riempie il cuore. Dal Crossroads, al Delta Blues Museum, Juke Joint, negozi e locali chiusi e abbandonati, muri sgretolati, decorati da murales colorati, al Record Store (sto finendo tutti i miei soldi comprando i dischi) alle strade più strette e caratteristiche.
Rientrati a Memphis per l’ultima volta, salutiamo Jack, prima di lasciare definitivamente la città per alloggiare a Clarksdale, ci facciamo un giro con il suo van colorato, portandoci al leggendario palco Levitt Shell Orion Park. Il 30 luglio 1954 Elvis Presley salì sul palco prima dell’headliner Slim Whitman. Elvis rubò la scena in quello che gli storici della musica chiamano il primo spettacolo rock ‘n’ roll.
L’ultimo saluto di Memphis è al cimitero di New Park, una immensa vallata di lapidi, in una in particolare riposa il maestro Bukka White.

Alloggiamo a Clarksdale in un bellissimo e curato ostello, da non credere per come si presenta la bella e dannata cittadina. Dedichiamo la giornata alla tradizione per visitare i luoghi di culto, Juke Joint, strade, scatti fotografici e curiosità passando la serata al Bluesberry assistendo al live di bands traditional e successiva jam sessions.
Un luogo incredibile a pochi km da Clarksdale è la vecchia Hopson Plantation, l’antica proprietà della piantagione di cotone. Stupenda ed affascinante, dai binari della ferrovia in disuso, oggetti storici che rimandano al lavoro della piantagione, alle singole baracche tradizionali in legno con sedie a dondolo che rappresentano la figura e la tradizione dell’epoca (ci si può alloggiare).

Lo Shack Up Inn è il locale retrostante Hopson, stupendo, dal sapore vintage, un Saloon ed al tempo stesso un Juke Joint elegante, curato e davvero rock ‘n’ roll, nel quale si svolge il Blues Fest. Ovunque guardi c’è qualcosa di intrigante, sembra di vivere un film, dagli alberi delle bottiglie ai vecchi segni arrugginiti dalle piantagioni di cotone.
La sera suoniamo alla Hambone Gallery, situata a pochi metri dell’alloggio, una particolare e curata galleria d’arte che organizza concerti. È stato molto bello rivedere tutte le persone del primo show tra il pubblico alla Gallery per il mio secondo live condiviso con Maggie, una gentile e cordiale artista conosciuta a Memphis, anche lei concorrente all’International Blues Challenge.
Sono felice che venga apprezzato molto il mio stile, non lo avrei mai pensato, pur essendo atipico e personale (rispetto a ciò che ho sentito in questi giorni assistendo ad altri live), è contaminato dal Blues ma ha un sapore diverso per il pubblico, suscita grande curiosità. Abituati al cosiddetto ‘traditional’ (principalmente dedicato alle cover), sentire cose ‘psych blues new generation’ è nuovo per molti, insolito invece per noi, per un pubblico non della nostra età ma di un range più alto, molto più grande e, chiaramente, di una diversa attitudine alla quotidianità. Possiamo reputarci felici e soddisfatti di questi concerti, sicuramente indimenticabili e sorprendentemente unici.
Goin’ Down South to New Orleans…

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