cantautorato
Simone Avincola.
Di Rosso tinta è la stella che guida il cammino.
La nuova scena cantautorale italiana: un argomento con cui, ogni appassionato e/o critico musicale deve, suo malgrado, confrontarsi. E’ inutile girare la testa altrove o tapparsi le orecchie, è ormai una realtà ben definita e con le sue precise caratteristiche. Ci esprimiamo in questi termini perché, nel 90 per cento dei casi, quando c’imbattiamo nei lavori di questa ‘nuova leva’, quello che troviamo è:
1. Un minimalismo simil-low fi che mal-tenta di celare profonde lacune tecniche e compositive.
2. Dei testi che riflettono una visione del mondo che vorrebbe essere ironica e disincantata, ma risulta semplicemente vuota ed apatica.
(In pratica, la pochezza di mezzi espressivi spacciata per elevata sensibilità artistica – N.d.R.)
Tutto questo preambolo semplicemente per dire che, tutto sommato, alcuni fiori tra il letame continuano a nascere e che, in questo contesto, le canzoni di Simone Avincola sono una bella boccata d’aria in un’atmosfera ormai mefitica. Giunto ormai al terzo album, il giovane cantautore romano, dopo aver raccolto consensi con i suoi precedenti lavori sia tra il pubblico, sia tra gli addetti ai lavori (collaborazioni con Riccardo Sinigallia e col compianto Freak Antoni), è alla prova della maturità.
Km 28 è strutturato come un immaginario road movie che si svolge attorno alla Capitale, tra autostrade, autogrill e malfamati bar di periferia. Gli arrangiamenti sono ricchi e ben levigati, si muovono agilmente tra atmosfere country e folk, con qualche gioiosa incursione nel rock n’ roll dei primordi, il tutto giocato su un’ironia agrodolce che molto ricorda l’Edoardo Bennato dei tempi d’oro o i suoi compaesani Blue Stuff. C’è, ovviamente, anche tanta romanità, come nella ballata Come quanno er sole piove che richiama direttamente al Venditti degli esordi, ma è in primis la stella di Stefano Rosso che brilla benevola sull’intero lavoro. Ecco, se proprio qualcosa non va, è che i vari riferimenti sono anche fin troppo rintracciabili ma, nel contesto di una generazione che assurge Max Pezzali a personale vate, ben vengano tali riferimenti. (Angelo D’Elia)
KM 28
(Helikonia, 2015)
TRACKLIST
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