BLUES


Spookyman & The All Nighters


Questione di feeling

 

di Angelo D’Elia

INTERVISTA – Togliamo subito ogni forma di dubbio: quello di cui andiamo a parlare è un ottimo disco. Conosciamo bene il percorso di Giulio Allegretti in arte Spookyman, esponente tra i più interessanti della scena degli one man band romani, il più noir, dotato di una innata classe che ha sempre caratterizzato il suo lungo cammino fino a quello che, ad oggi, può essere considerato il passo definitivo verso una acquisita maturità artistica.
Quando ci è giunta voce che Spookyman avrebbe dato alle stampe il suo prossimo lavoro accompagnato, questa volta, da una vera band (battezzata per l’occasione come The All Nighters), ci si sono immediatamente drizzate le antenne, proprio perché il suo stile così languido, a tinte fosche, aveva esattamente bisogno di un sound più ampio e corposo per poter esprimere al meglio tutte le sue sfumature. Le aspettative erano quindi estremamente alte e dobbiamo dire che, all’ascolto concreto, sono state per lo più ripagate.

Giulio Allegretti è un cultore del blues nella sua forma più pura e questo amore viscerale lo si avverte in ogni nota di Blood Sweat and Tears (splendida copertina a firma di Valentina Greco in arte Suicidella). C’è aria di Chicago blues in tutto il disco, il sound in generale sembra una riattualizzazione di vecchie registrazioni della Chess Records, e quindi i fantasmi di Howlin’Wolf, Little Walter e tutti gli altri padri fondatori aleggiano sempre presenti durante tutto l’ascolto. Per riproporre questo tipo di sound, con questa convinzione e questo feeling, senza rischiare di essere calligrafici, ci vuole una conoscenza della materia davvero enciclopedica e, soprattutto, un totale equilibrio tra le parti. Spookyman ed i suoi All Nighters calibrano tutto al millimetro, anche se la registrazione è in presa diretta la loro armonia è perfetta, le chitarre di Marco Di Folco tirate sempre al punto giusto, gli inserti di armonica di Andrea Di Giuseppe sempre accattivanti e mai invasivi, la voce di Giulio sempre calda e controllata, e Simone Scifoni, vera eminenza del genere in produzione, ad amalgamare il tutto.

Tutto perfetto quindi, troppo perfetto? Forse… Se c’è qualcosina da opinare ad un lavoro comunque di ottima qualità, è proprio una forma di rispetto troppo reverenziale nei confronti della forma classica. Da un ensemble di questo livello forse ci si aspettava quel piccolo scarto in più, quel minimo di decostruzione che si può permettere chi il blues lo conosce a tal punto da potersi concedere anche di poterlo tradire e sezionare, per poter arrivare a qualcosa di davvero innovativo. Ma si sa, tradire la cosa che più si ama al mondo è davvero difficile e quindi possiamo derubricare questo approccio come un peccatuccio veniale. Ma ora lasciamo spazio alle parole del diretto interessato.

 

Dopo un lungo cammino in solitaria, hai deciso di presentarti in questo nuovo lavoro con una formazione allargata stabile (nel precedente c’era qualche collaborazione ma erano guests). Hai fatto questa scelta perché convinto di aver dato, espressivamente, già quanto possibile come one man band? Questo è un passo da cui non si torna indietro?
Ciao Angelo, ti ringrazio per la domanda molto interessante. Penso che la vita sia fatta di “binari invisibili” sui quali abbiamo la possibilità di viaggiare, tenendo sempre conto del libero arbitrio. Per anni ho esplorato il mondo per conto mio, nuotando controcorrente come la “carpa koi” alla ricerca del luogo perfetto per le mie composizioni. Sento di aver dato il massimo come one man band per il momento, ed ora ho deciso di seguire i binari che portano verso questo nuovo progetto ma non so parlarti del futuro. L’unica cosa che posso dire al riguardo è che non smetterò mai di scrivere canzoni perché mi fa sentire in accordo con il resto del mondo comprendendo anche tutte le difficoltà che questo mestiere comporta.

Quando hai concepito questi brani, erano già pensati per essere eseguiti con una band? Quanto è cambiato il tuo approccio alla composizione?
I brani erano già pensati per essere eseguiti con una band o meglio, con Andrea Di Giuseppe, Marco Di Folco e Simone Scifoni, i The All Nighters. Il mio cambiamento a livello compositivo è stato drastico ed è avvenuto solamente in fase di registrazione, quando ho condiviso con gli altri lo scheletro dei brani che avrebbero composto il disco. Voglio precisare che questo album è nato da una mia necessità, accolta e supportata da Andrea, Marco e Simone, che hanno portato su ogni brano tutta l’esperienza e conoscenza che possedevano in ambito musicale. In questo lavoro c’è Spookyman e la sua maturazione artistica ma c’è anche altro che ne sublima il valore. Per questo ho scelto di affiancare al mio nome d’arte quello dei The All Nighters.

Il disco ha un bel sound classico, da Chess Records, e soprattutto sembra suonato in presa diretta, quasi un live in studio. Come avete ottenuto questo suono, e quanto lo zampino di Simone Scifoni, vero e proprio alchimista del genere, ha influito?
Proprio come sembra il disco è stato registrato in presa diretta; salvo la sovraincisione di alcune percussioni, dei cori e dei piani elettrici. L’album è stato scritto da me e Simone Scifoni ed è nato da una sessione di tre giorni svoltasi nella casa di Andrea, nel piccolo borgo di Pozzaglia Sabina (RI).
Io appartengo a quella categoria di musicisti che tende a cambiare, a non concludere e spesso a non pubblicare i propri lavori. Difatti, fino al primo giorno di registrazione nessuno, a parte Simone, aveva la più pallida idea di cosa si stesse per suonare. Avevo portato con me delle registrazioni rudimentali fatte al telefono con voce, chitarra e loop di batteria. Ci siamo messi in cerchio, seduti con gli strumenti in mano, ho premuto play sul cellulare ed è partito il primo brano. Da quel momento scattò un’intesa fra noi che ci ha portati a chiudere il disco con grande spontaneità: due prove, due take e via con il prossimo pezzo. Quindi i fattori fondamentali che hanno caratterizzato questo tipo di sound sono stati: suonare tutto in presa diretta; suonarlo subito senza troppe prove; avere una padronanza enciclopedica e maniacale del proprio strumento rapportato al blues; la produzione artistica di Simone Scifoni, che ha anche registrato e mixato il disco; il master, del quale me ne sono occupato personalmente.

Questo disco farà godere i veri appassionati e puristi del genere ma, viste anche le eccellenze che ti sei ritrovato a fianco in studio, non avete avvertito ad un certo punto la spinta a sperimentare un po’ di più sulla forma?
Questo disco è formato da 10 brani. Cinque miei e cinque di Simone: l’idea di interpretare delle canzoni scritte da un collega compositore del suo livello mi ha portato con la mente nei panni di un Little Walter, Howlin’ Wolf, Muddy Waters e tanti altri artisti che interpretarono grandi successi scritti da Willie Dixon.
Per quanto riguarda la sperimentazione sulla forma, in realtà non ne sento la mancanza. Il sound vintage potrebbe sicuramente spingere l’ascoltatore ad associazioni ovvie ma questo album contiene varie forme musicali: Blood Sweat and Tears è una “One Chord song” scritta da me, può essere vista come uno shuffle ma possiede delle influenze caraibiche. I Don’t Mind scritta da Simone, viaggia sotto le orme di un blues ma ne stravolge completamente la forma; As The Sun Will Rise, nata da me come una rumba e trasformata da Simone in un blues, è suddivisa in 3 gruppi (strofa, bridge e ritornello) di 8 battute ciascuno con una progressione armonica inusuale ed una struttura tipicamente pop. Fireman Blues di Simone, è uno slow sofisticato con passaggi armonici presi in prestito dal jazz. Dietro c’è tanta sperimentazione che si rivolge con rispetto nei confronti del blues. Questo disco esprime quanto sono dedito a questo tipo di musica e quanto essa mi scorra nelle vene.

Questo progetto è nato per essere portato anche dal vivo? Se sì, ti chiediamo di proiettarti nel futuro (un futuro non troppo lontano si spera…) e di descriverci un live di Spookyman and The All Nighters.
Si, certamente il progetto è nato per essere portato soprattutto dal vivo. Prima della pandemia e prima di registrare avevo già fatto un concerto (uno degli ultimi) insieme ad Andrea e Simone, proponendo i brani del mio primo disco e qualche cover. Stavamo programmando un tour, poi come un’onda di sabbia si è presentato questo virus ed ha schiacciato il mondo mettendo a tacere tutto quanto. In estate 2020, dopo le registrazioni, abbiamo fatto un concerto con la band al completo ma poi si è fermato tutto nuovamente.
Un live di Spookyman & The All Nighters in un futuro non troppo lontano, lo immagino sicuramente all’aperto, viste le condizioni e, citando la tua affermazione “date le eccellenze che mi trovo al fianco”, proporrei uno spettacolo dinamico, nel quale ognuno di noi possa esprimere al completo le proprie capacità.
Grazie Lester per questa intervista, potete trovare Blood Sweat And Tears su tutti gli stores e su tutte le piattaforme digitali. É possibile inoltre acquistare una copia fisica dal sito della Bloos Records (www.bloosrecords.com) o durante i prossimi live.

Spookyman and The All Nighters: “Blood Sweat And Tears”
(Bloos Records, 2021)

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