PUNK


Spunk! (Paolo Bertozzi)


Ritorno al passato


di Federico Ciampi

RECENSIONE – Signori, che botta incredibile. La recensione del secondo lavoro di Spunk!, al secolo Paolo Bertozzi, mente dietro due delle realtà ormai consolidate della scena romana come 2Hurt e, andando più indietro nel tempo, Fasten Belt, potrebbe già finire qui, e dire tutto. Da un personaggio del genere non ci si poteva che aspettare un lavoro di ottima fattura e, appunto, eccovi serviti. Back To The Past, emblematico fin dal titolo, propone una mezz’ora di punk strumentale e si propone come un contraltare decisamente più conciso e diretto delle comunque intense e bellissime atmosfere proposte nel precedente Fairies Sprinkle Magic Dust del 2018.

Spunk suona tutto, tranne la batteria, nelle salde mani del suo storico sodale, Marco di Nicolantonio. Si torna al passato, alle origini, e non si fanno prigionieri.
Si parte subito di ignoranza con i 3 minuti e 23 secondi di Last Secrets, ed incomincia un viaggio allucinante attraverso brani eccellenti che non conoscono punti deboli. È tempo di tornare all’immediatezza, di lasciarsi alle spalle riflessioni e divagazioni ed abbandonarsi all’urgenza, che solo le sonorità violente e primitive del punk possono soddisfare.

Eppure, tutto è in perfetta coerenza con il precedente lavoro, a pensarci bene; in fondo, entrambi i dischi sono una sorta di ‘ipnosi catartica’ che avvolge l’ascoltatore in una spirale di distorsioni, senza lasciarlo un attimo e, di fatto, ‘costringendolo’ (ma sai che sofferenza) a riascoltare quelle 9 tracce come se ne valesse della sua stessa esistenza.
L’esperienza di Spunk! si vede tutta, in ogni riff, in tutti i cambi di tempo – con cui si gioca in modo quasi beffardo – nella perizia strumentale (perché sì, ci vuole anche per suonare punk, ma voi che leggete Lester lo sapete già, no?), e negli echi del rock di un tempo che fu e che tanti, da musicisti a giornalisti, fanno a gara a dare per morto anno dopo anno, venendo clamorosamente smentiti. Ecco, a riprova di quest’ultimo, si veda il cesso in copertina, che fa tanto Beggars Banquet degli Stones.

Come dicevo, è difficile trovare un pezzo emblematico, ve li consiglierei tutti, ma mi piace andare di cliché e vi dico la title-track, che forse riassume più di ogni altro brano gli umori del disco, nella sua crassa potenza (a)melodica.
In questo periodo difficilissimo per tutti, questo lavoro si presenta come davvero una boccata di ossigeno ed uno sfogo al tempo stesso; finito l’ultimo eco di Goodbye Romance direte: “Dannazione, voglio risentirlo”. E lo farete, oh, se lo farete. Ancora, ancora e ancora. Garantisco io. E come me, probabilmente aggiungerete un’altra postilla, tra una pausa e l’altra: “Quand’è che torniamo a vederlo dal vivo?”.

Spunk! – “Back to the Past”
(Lostunes Records/Goodfellas, 2020)

Ascolto obbligato: Back to the Past

Nude & Rude
Intervista a Paolo ‘Spunk’ Bertozzi

INTERVISTA – Il disco suona come ‘complementare’ rispetto a Fairies Sprinkle Magic Dust, c’è una forte continuità tra i due lavori. Qual è stato il processo creativo che ha portato a questo ‘ritorno alle origini’?
Il punk è stata la mia prima esperienza come musicista in una band e anche il primo amore incondizionato tra tanti altri generi che ascolto e suono. Quando abbiamo creato i 2Hurt volevo fosse tutto differente dall’esperienza ultra decennale con i Fasten Belt. Volevo creare cose che non avevo mai fatto. Ballad acustiche intrise di psidechelia e lunghe jam elettriche a duettare con il violino di Laura Senatore. A differenza del primo, con lo pseudonimo del mio soprannome, Spunk!, questo secondo è nato dalla mia voglia, come dice il titolo, di tornare al passato. Nessuna programmazione, mi è semplicemente venuta voglia di tornare a suonare diretto, senza fronzoli e sporco. Ho registrato tutte le chitarre e il basso nel mio home studio, poi siamo andati un giorno a registrare le tracce di batteria con Marco Di Nicolantonio, anche lui ex Fasten Belt e drummer nei 2Hurt. Portato il lavoro a casa, ho mixato l’album in poche ore. Insomma, tutto ruvido e in sintonia con quello che facevamo anni addietro, senza titubanze e con la convinzione che la musica non deve essere levigata, deve uscire la sua forza, come nasce in diretta.

Quanto è punk un disco punk, solo strumentale, a 66 anni? Ti soddisfa davvero questa versione o hai voluto sperimentare per vedere l’effetto che fa?
Niente voce, anche se avevo i testi, ma ascoltandolo così nudo ho deciso di non cantare e lasciare che la musica trasmettesse la mia emozione. Nella mia mente questo è molto punk, ci sono dentro influenze e stili diversi di tutto il punk rock che amo, suonati veloci e con passione. In definitiva, non devo dare io la risposta ma chi lo ascolterà.

Sembri omaggiare in più punti la storia del punk: Damned, Social Distortion (che sappiamo ami tanto)… i rimandi sono disparati. Potrebbe sembrare un esercizio di stile: spiegaci se e perché non lo è.
Come ho detto nella domanda precedente, ci sono dentro i miei amori e certamente Damned, Social Distortion ma anche Bad Religion, Radio Birdman e tantissimi altri. Mentre registravo non pensavo a nessuna band, poi alla fine i riferimenti stilistici si sentono come credo sia naturale.
(Continua…)

La società di oggi è ipertecnologica, ma sembra decisamente più retriva e conservatrice di quella degli anni ’80 che hai vissuto quando suonavi con i Fasten Belt (penso alla cosiddetta ‘cancel culture’, termine così in voga in questi mesi). Pensi che il punk sia ancora in grado, nella sua forma originale, di reagire al nuovo moralismo degli anni 2020, o c’è bisogno di una nuova risposta, più complessa?
Onestamente non credo, perché l’avvento del punk è stato un qualcosa che ha spazzato via tante band preistoriche e ripetitive, ha creato le basi affinché chiunque potesse suonare senza tastiere o set costosissimi. Poi sono nati gruppi che oltre a questo sapevano anche suonare bene il rock ‘n’ roll, avevano cose da dire e hanno formato una generazione nuova che aveva bisogno di spaccare tutto. Oggi mi sembra tutto molto diverso. Chi suona punk non lo fa con lo stesso spirito perché i tempi sono cambiati e chi è ancora fedele agli inizi si conta su una mano.

Cosa fa incazzare ancora oggi Spunk, tanto da dargli la scossa per una musica così aggressiva?
Un proverbio dice che si nasce incendiari e si muore pompieri… ma non vale per la mia persona! Sono nato lo stesso anno che è nato il rock’n’roll, ho un carattere che mi fa impazzire se vedo una ingiustizia. Sono sempre la stessa persona di 30 anni fa, molto più saggia come è naturale che sia, ma sempre irruento e passionale. Mi diverto a suonare brani psichedelici con i 2Hurt e mi diverto a spaccare con l’aggressività del punk.

È il disco di un bambino o di un adulto? Lo faresti ascoltare ai tuoi nipoti?
Il disco di un adulto con la voglia ancora di giocare di un bambino. Le mie nipoti sono ancora piccole ma certamente glielo farei ascoltare, per ora sono ancora ai cartoni animati.

 La triade. Nomina i 3 gruppi punk per te imprescindibili.
Questa è una domanda dura e difficile. Ho seguito gruppi che nessuno conosce, magari con un solo disco o addirittura un singolo all’attivo. Facciamo che ti rispondo per l’importanza mediatica. Sex Pistols, Ramones, Clash… e altri 100 almeno.

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