FUNK / DOWNTEMPO


Starship 9 (foto di Riccardo Santambrogio)


Roma, Calibro 9

di Federico Ciampi

La musica parla per immagini, da sempre; è nella sua natura stessa saper descrivere scene, atmosfere più o meno intime, rievocando sensazioni ed emozioni continue. Un altro conto è però adattare la musica a dei ‘quadri’, delle scene prestabilite. Quando si guarda un film, spesso a fare davvero la differenza è il sonoro, che evidenzia in modo puntuale le fasi salienti di ciascun fotogramma.

Parlare di Hot Music, il nuovo EP degli Starship 9, preludio ad un futuro secondo album, è proprio parlare di questo. Si tratta di quattro tracce, scene, sensazioni, ognuno le può chiamare a sua discrezione, che raccontano storie, una specie di ‘piccoli corti alla rovescia’ in cui è la musica a fare da padrona, creando nella mente le situazioni descritte, dal poliziottesco di Roma Inferno e paradiso al delicato ritratto familiare di Maya Girl. Quattro quadri completamente diversi tra loro, che denotano la natura estremamente eclettica del duo romano, per l’occasione supportato da ottimi collaboratori che contribuiscono a rendere il suono più corposo e complesso, partendo dalle ispirazioni principali (le già menzionate colonne sonore e le atmosfere condensate degli Air) fino ad arrivare ad un risultato estremamente originale, pieno di spunti e di idee.

Noi di Lester li abbiamo raggiunti per sapere di più sull’EP, addentrandoci in qualche dettaglio maggiore, e anche -e soprattutto- sul futuro; se nasce musica dalla visione di film e cortometraggi, è possibile fare il percorso inverso?

La vostra musica ha una fortissima componente visiva, per vostra stessa ammissione fortemente influenzata da una passione per il cinema ‘di spessore’. Quali film (e ovviamente relative colonne sonore) vi hanno maggiormente colpito negli anni della formazione?
C’è l’imbarazzo della scelta, siamo dei collezionisti! Se parliamo di colonne sonore italiane, diremmo tutto Nino Rota per Fellini (menzione speciale ad Amarcord e Il Casanova) e la sconfinata produzione dei maestri Stelvio Cipriani (a cui abbiamo dedicato il primo ep), Ennio Morricone, Riz Ortolani e Franco Micalizzi, in gran parte proveniente dalla nostra Cinevox. Una buona sintesi del sound che ci ha ispirato è nella collana Easy Tempo pubblicata a fine anni ’90, mentre nell’universo francese non si può non amare Francois De Roubaix e Francis Lai. I film corrispondenti, tolto Fellini, non sempre avevano lo stesso spessore della musica, ma ci siamo quasi drogati di ‘poliziotteschi’ all’italiana e di western di Sergio Leone. Ci sono stati invece dei casi in cui la visione del film è stata resa obbligatoria dalla colonna sonora, come nel caso di Virgin Suicides degli Air e la pellicola di Sofia Coppola.

I brani di questo EP sembrano una via di mezzo tra una musica ragionata, che rimanda agli Air, e una forte propensione alle jam. Come nasce un vostro pezzo: da un caotico magma creativo o da scelte stilistiche che si espandono progressivamente?
Direi da entrambe le situazioni. Una cosa è certa, partiamo da una suggestione sonora che può essere anche un pattern ritmico o un riff di chitarra, per poi sviluppare un tema principale. Tutti i nostri brani hanno un tema di riferimento che poi prende altre strade, in questo senso è di ispirazione cinematica, perché è quello che succede con le colonne sonore. La scintilla può anche essere un “magma creativo”, ma dove vogliamo arrivare e gli strumenti da utilizzare ce li abbiamo già in testa dall’inizio. Trattandosi poi di viaggi sonori in studio, potrebbe anche essere un processo potenzialmente infinito!

Potreste dirci qualche dettaglio in più sulla lavorazione a questo EP e sui musicisti ospiti che hanno collaborato alla sua realizzazione?
La stesura dei brani è stata relativamente veloce, sfruttando la sedentarietà del periodo di lockdown, anche se le idee giravano da un po’… la nostra idea è stata pubblicare subito i primi brani realizzati senza attendere il completamento del secondo album. Abbiamo comunicato a distanza e ci siamo riuniti in occasione delle sessioni di registrazione, che nonostante la mascherina, hanno rappresentato linfa vitale in questo difficile periodo. I musicisti ospiti sono prima di tutto amici che avevano già collaborato con noi, quindi è stato facile trovare subito l’intesa, quasi alla prima ‘take’, come una vera band. Abbiamo Marjorie Biondo alla voce in un brano, poi la batteria di Marco Rovinelli, il piano elettrico di Dario Zeno e il sax di Davide Alivernini. Inutile dire che senza le loro performance non sarebbe stato questo il risultato, ma ci piace pensare al nostro duo come un’entità ‘espandibile’ senza far venir meno la nostra essenza.

Avete mai pensato di sperimentare un percorso inverso al vostro per creare altra arte, vale a dire partire dalle storie dei vostri spunti musicali per creare degli script per dei cortometraggi?
Ci abbiamo pensato, anche se a livello organizzativo non è di facile e immediata realizzazione. In particolare, la storia e le atmosfere di Favourite Woman si presterebbero a questa operazione, ci immaginiamo tutte le inquadrature di una sua versione cinematografica ambientata in una camera d’albergo. Non escludiamo di impegnarci nella produzione di qualcosa del genere in futuro, qualora avessimo l’opportunità di trovare la giusta collaborazione, fosse anche per un videoclip più di spessore. Anche gli strumentali, a partire dal titolo, potrebbero essere la base per degli script, di pari passo con le diverse atmosfere, come se raccontassero qualcosa, e ci viene in mente, rimanendo sull’ep, Roma Inferno e Paradiso.

Starship 9 (foto di Riccardo Santambrogio)

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