FUNK / BLUES
Stormy Monday
Don’t fight it, feel it!
di Angelo D’Elia
In tempi in cui suonare dal vivo, per le formazioni allargate, se non si è raggiunto un certo livello di fama, diventa sempre più difficile, trovarsi a scrivere di una band che è in realtà una piccola orchestra è rinfrancante.
Gli Stormy Monday nascono come live band e, va subito detto, se doveste incappare nel loro nome in giro per la città, fiondatevi immediatamente ad ascoltarli. Una rhythm n’ blues band con tanto di sezione fiati estesa, che spazia tra funk, jazz, blues e rock n’roll e che propone pezzi autografi ed intramontabili standard con la scioltezza e la padronanza di chi questa musica la vive in maniera viscerale, con un devastante senso del groove ed una evidente comunità d’intenti che rende tangibile quanto si divertano nel farlo.
Questo For Love of Money, primo lavoro in studio del gruppo, raccoglie sei delle loro composizioni originali, con lo scopo di fissare su disco la magia che si respira sul palco. Missione compiuta? Parliamone…
L’incipit è dei più promettenti: Stormy Box è uno strumentale che mette immediatamente in evidenza le qualità e la coesione della band; sulla base di un groove incessante e godereccio, ogni musicista ha modo “presentarsi” e dare il suo meglio, mantenendo la tensione costante ed il livello di divertimento altissimo, se doveste metterlo su ad una festa, ricevereste attenzione, apprezzamenti e domande. Anche la successiva Make it Funky, che praticamente si racconta da sola, rientra in territori più standard, ma con i suoi affondi blueseggianti riesce ancora in qualche modo a risaltare. Quando però arriva Keep On Trying, ballatona blues da 6 minuti e rotti, la tensione (e l’attenzione) si stempera, e fino alla fine del disco non riavremo la qualità di quel folgorante incipit e del suo buon seguito, e questo ci porta ad una riflessione.
Attenzione, non è che ci sia nulla di realmente sbagliato, il sound è quello giusto, il livello tecnico altissimo e noialtri in queste sonorità ci sguazziamo, ma il nostro ruolo ci impone di farci delle domande e di immedesimarci negli ascoltatori che si imbatteranno in questo lavoro, e quindi: perché, tenendo sempre conto dell’appagante esperienza dal vivo, dovremmo voler ascoltare questo su disco, quando abbiamo a disposizione tutti i modelli a cui loro si ispirano, e da cui non si discostano più di tanto? Perché ascoltare ad esempio Keep On Trying e non una qualsiasi ballad di B.B. King o Gary Moore? Perché, a questo punto, non affrontare questa prova in italiano (per esempio)? Insomma, qual è l’elemento che fa la differenza, la scintilla che ci invogli non tanto ad ascoltare, quanto a riascoltare questo disco?
La risposta rimane parzialmente nel vento e sottolineiamo parzialmente. La qualità del progetto è evidente, ed è talmente alto il potenziale che ci sentiamo in dovere, in questo caso, di essere un po’ più “stronzi” proprio per stimolare una reazione. Perché la cerchia di appassionati e di puristi di queste sonorità assentirà soddisfatta archiviando questo primo buon lavoro dopo un frettoloso ascolto. Noi vogliamo di più, noi gli Stormy Monday li vogliamo riascoltare!
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