Recensione
The Hand
Turismo Nostalgico
Ascolta il disco Three is a crowd
(Goodfellas Records, 2017)
RECENSIONE – [Allerta Spoiler] / In Trainspotting 2, in una delle scene principali, c’è una frase, inserita lì da quel paraculo di Danny Boyle, che spiega a noi trentenni il motivo per cui stiamo vedendo quel film. La frase è detta da Sick Boy a Renton e cito: “Nostalgia. Per questo sei qui. Fai il turista nella tua giovinezza”.
Direi che non c’è frase migliore per descrivere questo Three is a Crowd dei romani The Hand. Il trio all’esordio ha deciso di farci attraversare, come a bordo di un Rollercoaster, tutta quella musica bellissima e squisita che ha traghettato gli adepti della New Wave negli anni Novanta. Quindi largo alla Neo-Psychedelia, alla Shoegaze, al Drone, a citazioni Kraut e a tutta una serie di elementi che richiamano ad un certo gusto anglosassone.
In altre recensioni ho cercato di affrontare il problema generazionale di noi trentenni, usando la musica, di come la nostra generazione sia stata scavalcata e dimenticata dai ventenni e dai quarantenni di adesso. Questo disco, in un senso prettamente allegorico, è qualcosa che siamo riusciti a rubare alla generazione precedente alla nostra, racchiudendovi le nostre vane speranze di autodeterminazione.
Questo disco è un viaggio nella nostalgia degli ascolti di Spaceman3, Jesus and Mary Chain, My Bloody Valentine, Ride, Teardrop Explodes. Three is a Crowd è un mischione di citazioni su citazioni e ancora citazioni. Se ciò è proprio quello che solitamente mi manda su tutte le furie, come dissi dei Joe Victor qualche settimana fa, in questo caso non riesco ad essere arrabbiato, non riesco a pensare fino in fondo che si risolva tutto in una mancanza di coraggio e di sperimentazione capaci solo di attingere dal passato. Stavolta è diverso, stavolta mi piace.
I The Hand hanno messo su un prodotto furbo tanto quanto il succitato Trainspotting 2, Three è un disco che sembra essere stato composto nel 1987, ma che è di appena trent’anni successivo. Un songbook pieno di ricordi di quando ci siamo trovati all’improvviso diciassettenni a piangere sulle note di Just Like Honey mentre Bill Murray lasciava Scarlett Johansson e il Giappone. Qui dentro è racchiusa tutta la musica “alternativa” che girava su musicassetta mentre noi eravamo in fasce nell’Italia craxiana dei governi di tregua. Niente di nuovo, come al solito nell’ambiente musicale nostrano, ma stavolta parliamo di una fantastica eccezione, perché i The Hand hanno fatto davvero un buon lavoro, componendo un disco carico sì di citazioni, ma suonato veramente bene e che fa dimenticare l’assenza di novità per fare spazio ad un viaggio nella nostra stessa nostalgia. (Simone Vinci)