Festival Indipendente

UnoMaggioTaranto

01 Maggio – Taranto, Parco Archeologico delle Mura Greche
L’altro Concertone non cede ai ricatti: continua ad amare la musica e ha sempre più fame di libertà e giustizia

Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, con impegno ed amore per la propria città, organizza questo evento (4a edizione – come sempre interamente autofinanziata), divenuta ormai una manifestazione musicale, e non solo, assolutamente alternativa a quella di Roma e di sempre maggiore valore sociale.

Già dall’inizio il colpo d’occhio è evidente. A fare da cornice ad UnoMaggioTaranto non ci sono edifici storici con appartamenti da 10.000 € al mq e nemmeno una basilica imponente come quella di Piazza San Giovanni. Al loro posto una Cattedrale, poco conosciuta ai più, ma simbolo forte per tutti i cittadini di Taranto, e un’infinità di grattacieli di edilizia popolare da 18 piani l’uno che, se da un lato inquietano e angosciano, dall’altro ben evidenziano i profondi contrasti che vive questa città e quanto sia stata importante la scelta di un luogo tanto amato per veicolare certi messaggi. Ai lati del palco, 2 enormi striscioni recitano: ‘Riconversione Mentale’ e ‘Giustizia per Taranto’.

Confermata la direzione artistica delle precedenti edizioni, con Michele Riondino e Roy Paci, ai quali si è aggiunta la partecipazione di Antonio Diodato, che ha definito l’evento così: “Un vero e proprio miracolo. Siamo la prova che le cose si possono fare senza avere grandi strutture dietro. Taranto è l’Italia. Da qui sta partendo una piccola grande rivoluzione anche se qualcuno ancora non l’ha capito”. Ancor più espliciti, invece, i 2 portavoce del Comitato, Massimo Battista e Cataldo Ranieri, entrambi operai dell’Ilva: “Non sarà semplicemente una kermesse musicale ma un atto d’accusa nei confronti dello Stato. Faremo nomi e cognomi”.
Conduttori dell’evento, Andrea Rivera, beato tra le 2 colleghe, Valentina Petrini e Valentina Coreani.

Le donne, le prime vere protagoniste della giornata e di buona parte degli interventi, con la testimonianza di 2 mamme della Terra dei Fuochi in Campania, le storie di lotta e determinazione delle Mamme Coraggio del Molise, che hanno raccontato come la tenacia di una popolazione ha impedito la costruzione di una centrale a biomassa, poi le Donne del Comitato che hanno ricordato i bambini ammalati a causa dei veleni che divorano silenziosi tutta l’area di Taranto.
Una dopo l’altra sono state invitate a portare la propria testimonianza anche Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi ed Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni: hanno invitato tutti i presenti a resistere e il lungo abbraccio che le ha unite è stato, simbolicamente e effettivamente, il momento più sentito della giornata.
Anche Roy Paci è sceso dal palco visibilmente toccato: “Questo è il 1° Maggio più emozionante di tutti. Accompagnare la mamma di Vittorio Arrigoni, un amico che mi stimava tanto, e di Federico. Mi sono sentito un bambino fragilissimo perché mamme cosi coraggiose non ne ho mai incontrate”.

È stato lo stesso Roy Paci a raccontarci che la vera novità di quest’anno è stata Riconversioni (rassegna con iniziative a largo spettro organizzata nella settimana precedente alla Festa dei Lavoratori), che ha visto il coordinamento proprio della new entry Diodato che è sempre stato dietro le quinte e che stavolta è stato parte attiva. Per creare una sorta di UnoMaggio permanente dove si possono realizzare tante cose culturali, non solo il Concertone”.

***

Le prime esibizioni sono state firmate da artisti pugliesi che han fatto da apripista sotto gli scrosci di pioggia che hanno inondato il parco e riempito di fango: Frank Buffoluto & i Pali delle Cozze, irriverente formazione tarantina di puro demential rock’n’roll, e l’Orchestra Mancina, con un Esempio tangibile nel frontman Antonio Tinelli, ex lavoratore dell’Ilva che ha avuto il coraggio di licenziarsi e trovare un’alternativa nella musica: “Avevo la coscienza sporca. L’ho fatto anche per il futuro dei bambini”.
Il palco di UnoMaggioTaranto si è poi esteso al post-punk dei romani Luminal, per la seconda volta a Taranto e felicissimi di poter nuovamente prenderne parte, all’hip hop dei tarantini SKF, quindi le calde atmosfere folk-rock di Porto Alegre con i giovanissimi Selton, originari del Brasile ma trapiantati a Milano da qualche anno; infine la volta dei suonatori e menestrelli della Bassa Murgia, Terraross che, con la loro carica espressiva e i ritmi tarantolati, hanno scaldato il pubblico per l’esibizione della madrina della serata. Mama Marjas è artista molto legata a Taranto, città dalla quale non se ne vuole andare, dove continua a lavorare, registrare la propria musica, nutrire speranze per il futuro, ha uno sguardo pieno, si muove gioiosa sul palco.

I presenti in costante aumento, nonostante il maltempo, hanno potuto godere del crooner del rap Ghemon, seguito da Fido Guido, quindi la meravigliosa polistrumentista maceratese Beatrice Antolini che, con la sua timbrica jazzata, i refrain industrial e le velature orchestrali, ha stregato il pubblico e allo stesso tempo ne è rimasta folgorata vista la massiccia partecipazione.
Potenti, di grande impatto sonoro e scenico (Victor Kwality ha la presenza di un veterano), gli LNRipley: direttamente da Torino hanno consegnato al pubblico un’esibizione al livello dei migliori artisti dubstep e drum’n’bass londinesi in circolazione. In chiusura della prima parte della giornata, dal Piemonte alla Sicilia, è stata la volta di Levante, cantautrice di Caltagirone, autrice del tormentone Alfonso.

Renzo Rubino, Giovanni Truppi e Andrea Rivera – svestitosi dei panni di presentatore-padrone di casa per indossare quelli di cabarettista-ospite -, si sono alternati sul palco sul calar della sera, prima dei nomi più noti in programma (assenti i Subsonica, un incidente di Boosta ha impedito al gruppo di esser presente).

***

Dopo essersi concesso agli addetti stampa, Niccolò Fabi ha aperto la seconda parte dell’evento e lo ha fatto intonando, in unplugged, Ha perso la città. Accolto con fragorosi applausi, l’autore del disco Una somma di piccole cose, già durante il soundcheck della sera prima aveva raccolto il consenso del pubblico accorso al Parco per assistere alle prove dei vari artisti. Ha suonato con la grazia che lo contraddistingue e ha fatto felici tutti quando ha cantato Costruire, con la delicatezza di un uomo maturo che ha appena inciso un lavoro di rara intensità.

Dopo di lui, il collega-amico-concittadino: Daniele Silvestri. Partito con La Mia Casa, per rompere il ghiaccio, ha poi intonato Quali Alibi. Silvestri ha giocato subito la sua carta vincente. Il pubblico conosce bene il testo del brano, singolo che ha anticipato l’uscita del disco Acrobati, considerato da tutti come il disco della nuova fase di Daniele, ma è sempre il Silvestri che, quando canta Salirò, fa ballare tutti, anche i giornalisti di Sky, fino a quel momento impettiti e riservati. E poi ha interpretato Cohiba chiamando a suonare al suo fianco il suo amico Roy Paci, che ha stregato con la potenza e la delicatezza del suo strumento, e il suo compagno di viaggio, Niccolò Fabi.

A questo punto l’atmosfera è cambiata, dall’impegnato cantautorato ma pur sempre ‘leggero’, è aumentata la tensione con 4 dei più autentici e genuini rappresentati dell’adrenalinico rock nostrano.
Tra il commento iniziale di Piero Pelù contro le mafie e le urla delle prime file adoranti, sono comparsi i Litfiba, esplosi con Barcollo, seguita a ruota da Dimmi il nome, con la quale puntare dritto al cuore, la criminalità organizzata. Un set potente quello della band toscana, che dimostra di avere ancora tanta energia e che cavalca incessantemente i temi a lei più cari, dagli attacchi nei confronti di Renzi a quelli rivolti ai mass media che relegano il nostro paese in una posizione imbarazzante in quanto a libertà di informazione.
Dopo di loro, gli Afterhours, che trovano nel Salento una succursale della loro Padania.Io non tremo, è solo un po’ di me che se ne va” è il grido che si alza in cielo quando Manuel Agnelli e soci attaccano con Male di miele. Dopo i cambi di formazione avvenuti lo scorso anno, grande era l’attesa di sentirli suonare dal vivo e loro non hanno tradito le aspettative. È emerso, anzi, un gruppo ringiovanito, potente, con un leader tanto sfuggente quanto carismatico. La band milanese ha letteralmente messo a dura prova l’impianto audio!
A fine concerto, il leader della band ci ha raccontato quanto sia bello partecipare ad UnoMaggioTaranto: Ci conosciamo tutti. C’é stima tra noi e c’è una bella atmosfera stasera. La Puglia è forse la regione che é cambiata di più negli ultimi anni, in meglio. Taranto ha dimostrato in questi anni di poter cambiare in meglio in un periodo di tempo relativamente breve. Sarà un esempio per tutti, di come si può incidere per un cambiamento, di come si può dire la propria. Taranto, perché e’ l’unico festival che ha una causa, è un festival con un senso diverso dal fare una scaletta per promuovere un album”.
Probabilmente, oggi, un solo gruppo avrebbe potuto succedere agli Afterhours in scaletta, Il Teatro degli Orrori. Ed eccola: la band veneziana ha aperto con la splendida Padre Nostro e da quel momento in poi è stato un continuo crescendo di adrenalina. Capovilla, come al solito, ha dimostrato di avere l’argento vivo addosso, completamente sommerso da una teatralità difficile da spiegare e talmente intensa da volerla vivere per ore.

La fase finale dell’UnoMaggioTaranto è stata, infine, affidata a Ministri e Punkreas. La musica dei primi ha entusiasmato e coinvolto letteralmente il pubblico, che dopo esser stato ipnotizzato dal live del Teatro e provocato dall’inquietudine di Capovilla, ha trova nella band milanese un suono potente con il quale ballare e pogare fino ad oltre la mezzanotte. Hanno salutato e ringraziato subito Taranto, “forse più accogliente e solidale” della loro Milano, poi hanno iniziato a picchiare; bene, molto bene. A concludere questa impegnativa e grandiosa giornata musicale i Punkreas, con 25 anni di carriera alle spalle e ancora molto da dire (recentemente è uscito il loro decimo album in studio, Il lato ruvido), hanno dimostrato una spontaneità ed una carica degne degli albori.

***

Diversi altri i temi trattati in plurimi interventi, mai stucchevoli, sempre molto sentiti e assolutamente pertinenti riguardo alle difficoltà di una città intera come alla nazione di cui essa fa parte. Sentiamo il dovere, come minimo, di citarli.
Non poteva mancare all’appello il tema dell’immigrazione, del quale si è parlato con il con il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, e del recente referendum contro le trivelle con l’intervento di Rosa Pippa di Uniti per la Val d’Agri, terra di scandali e petrolio.
Sul palco è salito il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, per ricordare e chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni, ricercatore misteriosamente e brutalmente ucciso in Egitto. Poi è stata la volta di Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze greco che, tramite Skype, ha parlato di Europa ma anche di Ilva e dell’emergenza ambientale. Contrapporre la salute al lavoro «è come dover scegliere se uccidere i vostri figli».
La partecipazione politica del pubblico è forte e si sente quando, rispetto al referendum sulle trivelle di un paio di settimane prima, Riondino afferma di quanto la città dei due mari sia completamente abbandonata a sé stessa: “Non ci amano – ha detto dal palco l’attore tarantino – il governo di questo Paese e il presidente del consiglio affidano le sorti della nostra terra e dei nostri figli a un manipolo di petrolieri, banchieri, che in combutta con ministri-parenti impongono, in nome del profitto, il loro profitto, la distruzione del mio territorio. Non ci ama nemmeno il presidente della Repubblica. Producono decreti che impediscono il confronto politico e ci costringono a usare l’arma del boicottaggio e della resistenza fisica per impedire scempi ambientali e paesaggistici”.
Un altro tema, un altro appello: quello della lotta alla criminalità organizzata. Viene a portarci la sua esperienza Luigi Leonardi, imprenditore campano sotto scorta per aver denunciato le continue minacce ed estorsioni perpetrare negli anni dalla camorra. Racconta la sua tragica storia, emblema di tante altre storie simili, e ribadisce che “l’unica arma che abbiamo per difenderci da queste persone (…), la sola strada da seguire è la denuncia”.

Infine, un tema scottante che sovrasta Taranto e tutta la zona: l’emergenza sanitaria. A portare il proprio contributo a riguardo è stato l’oncoematologo Patrizio Mazza, tra i primi a denunciare l’inquietante crescita delle malattie oncologiche. “Noi continuiamo a sollecitare risposte all’emergenza sanitaria – racconta il medico – ma poi vediamo che la Regione limita i fondi e procede coi tagli. Ora chiedo a voi di dare voce a questa esigenza: la gente deve essere curata meglio anche a Taranto”.

La giornata è stata sfiancante, frenetica ma allo stesso tempo fortemente emozionante. I concerti che amano definirsi ‘operai’ così dovrebbero essere. Lunga vita al Primo Maggio. (Sara Perugini)

Pin It on Pinterest

Share This