FUNK

Randy Roberts & The Capital Strokes – (Foto di Ilaria Paolino)

 

Ti piace vincere facile?

08 giugno 2017 – Alcazar

LIVE REPORT – Cosa mai puoi dire di un gruppo di 11 elementi che è funk da un lato, è funk dall’altro, sopra e sotto e persino dove meno te lo aspetti? Ti piace vincere facile, eh?
Sparaci un po’ di funk sulle ginocchia, caro Randy, tanto il gioco è facile facile, non c’è niente di meglio di un po’ di sano funk per scuotere le membra assopite, la regola e l’effetto li conosciamo bene. Tanto più che, cosa vuoi che sia, basta riproporre vecchi standard e rinominarli come un qualsiasi file per ottenere l’effetto (biecamente) desiderato.

Avanti su, cerchiamo di essere seri. Ci sono progetti musicali rispetto ai quali, se si è un minimo curiosi e assennati, è possibile cogliere ed apprezzare non solo la componente musicale.
11 elementi che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda: non è mica così semplice la Storia. Provate soltanto ad immaginare quanto lavoro ci sia dietro, perché ci (hanno?) siamo abituati che le cose sono facili, proprio quando il valore assoluto lo fa la fatica, il lavoro, la pazienza. La verità, quindi, è un’altra.

La verità è che un ensemble del genere, in Italia, meriterebbe di essere osannato. Intanto, non è solo funk, che già quello, come per qualsiasi altro genere ‘classico’, se vuoi riproporlo oggi, devi essere capace di lucidarlo per bene e se ci riesci è perché il tuo sangue non mente e il pubblico non puoi fregarlo. Almeno non più di una volta. Poi, nelle composizioni del gruppo, c’è molto altro.

Parliamo di una durata media dei pezzi che si aggira sui 6-7 minuti circa, senza secche e toni minori, perché la band non si limita e percorre gli spazi che desidera e si diverte, cavolo se si diverte. E con loro noi, all’ombra di soul come, persino, di partiture ‘jazz/fusion’(?!). Totalmente appagante, in tal senso, In The Hood, compendio di un’idea totalizzante della musica, che col funk colpisce cuore e chiappe, di controtempo stimola il cervelletto. Per chi scrive, questo vuol dire non fare spettacolo, ma fare musica; che è uno spettacolo.
Grandi strumentisti che mettono a disposizione del progetto la propria esperienza e, soprattutto, il proprio ego, Roberts per primo, che non mostra affatto di sopraffare il resto del gruppo. Questo sembra essere il segreto principale di tanta coesione, indi bravo Randy 2 volte.

Chiudiamo citando il fascino del rinnovato Alcazar, una cornice speciale per i live a Roma, a cui andrebbe misurata leggermente solo la resa acustica. Ecco, ora speriamo solo di non aver visto il film sbagliato. Mal che vada, insomma, siamo nel campo dell’opinione. (Pietro Doto)

P.S.: abbiamo parlato di un gruppo della città di Roma.

 

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