APPROFONDIMENTO
Leonardo Angelucci in studio (foto di Sara Mandile)
Come suona la musica in provincia
Leonardo Angelucci: “Perché Free Club Factory non è una società che vende servizi, ma è una rete di creativi”
di Ilaria Pantusa
INTERVISTA – I sensi più affilati di Lester, vista e udito, non si sono mai fatti sfuggire l’occasione di cogliere le note che provenivano da oltre il Grande Raccordo Anulare, ché poi, diciamocelo, Roma è come quelle piante infestanti che spuntano un po’ ovunque e quindi non si capisce dov’è che finisce davvero. In particolare, dalle parti di Lester non è mai mancata l’attenzione per quel che proveniva dalla Sabina, terra di mezzo tra storia e mito, provincia non troppo lontana dal centro, eppure con un’anima tutta sua, ben riconoscibile.
Sarà per questo, allora, che le orecchie di Lester hanno sempre ascoltato con curiosità e piacere Leonardo Angelucci, i Lateral Blast, Fabio Mancini e più recentemente anche Elettra e Edi Este. Lester era ai loro concerti, era al telefono con loro oppure in presenza ad intervistarli, ma era anche in trasferta in territorio sabino a farsi sostegno per l’edizione 2019 del Castello di C’Arte, manifestazione artistica organizzata a Palombara Sabina dall’Associazione Culturale Free Club.
Ed eccolo il comune denominatore di tutte queste realtà, Free Club Factory. È con Leonardo Angelucci, uno dei fondatori dell’Associazione, che abbiamo voluto approfondire questo rapporto di Lester con quel che avviene intorno a Roma. E da chi saremmo dovuti partire, altrimenti?
Quando, come, dove e perché nasce Free Club Factory?
Nasce come associazione culturale nel dicembre del 2010, dalla volontà di un gruppo di ragazzi, amici e colleghi musicisti, di organizzare un evento, un festival musicale. Però nello statuto, fin da subito, sono state presenti le attività ricreative e culturali legate alla promozione e divulgazione della musica, ma anche l’intenzione di creare una sala prove e uno studio di registrazione.
Era una realtà che mancava sul territorio, essendo un paesino di provincia di cinque-seimila abitanti. Siamo stati per un periodo il fulcro di tutti gli outsider dei paesini della provincia di Roma. Da lì c’è stata tutta un’evoluzione: nel 2012 è nato l’evento culturale Castello di C’Arte, per 7 anni lo abbiamo organizzato a Montelibretti e un anno a Palombara Sabina con artisti di strada, musica, teatro. Quella è tuttora l’attività principale dell’associazione.
In seguito, si è aggiunta anche la gestione, per sei anni, della biblioteca comunale di Montelibretti attraverso un bando gratuito, per cui il Comune ce l’ha data in concessione. Oltre ad offrire il servizio bibliotecario, lì dentro sono nate tutta una serie di attività culturali collaterali come il cineforum, il corso di fotografia, quello di italiano per stranieri, è nata anche una webradio che purtroppo dopo 5 anni ha chiuso i battenti. Quando poi nel 2018 mi sono diplomato da tecnico del suono e successivamente ho fatto il corso autori del CET, ho deciso di trasformare il mio studio in un laboratorio creativo dove potessero affluire anche idee altrui da sviluppare insieme.
Mi piace sottolineare il fatto che Free Club Factory non è una società che vende servizi come ce ne stanno molte ormai, ma è partita come una rete di creativi e continuerà ad esserlo per dare e darci un’opportunità lavorativa, ma anche per offrire contenuti a prezzi sociali, senza promettere mari e monti, ma aiutandoci a vicenda.
In che modo Free Club Factory sceglie gli artisti che produce e poi promuove?
Fino ad ora la scelta si è basata principalmente sulla rete di conoscenze e collaborazioni che erano attive negli anni, nei rispettivi progetti musicali o video di ciascuno di noi. Nell’ultimo anno, grazie al lavoro che per fortuna si è intensificato, sono arrivate anche le prime richieste di collaborazione, perché il nome di Free Club sta girando attraverso il passaparola e attraverso il lavoro quotidiano sulla promozione.
Perché Free Club Factory nasce in Sabina e non a Roma?
Innanzitutto, perché è ancora una start up sotto alcuni punti di vista, quindi spostarsi a Roma implicherebbe anche i costi di un affitto e il trasporto dell’attrezzatura. Inoltre, a Roma ci sarebbe tantissima concorrenza. Qui in Sabina, invece, si ha anche l’occasione di uscire fuori dal frastuono della società e cullarsi in un’oasi di pace. Ogni volta che facciamo produzioni o video in zona, per l’artista significa giungere in un contesto di relax, pace, tranquillità e convivialità, perché spesso facciamo giornate di full immersion che sono bei momenti di scambio emotivo e di amicizia, non solo di lavoro.
Più che trasferirmi a Roma, mi piacerebbe riuscire a concretizzare la questione studio e ufficio in una situazione magari più grande e comunque legata al territorio sabino.
È la rivincita della provincia sulla grande Capitale accentratrice?
È un po’ la dimostrazione che ci sono talenti creativi e possibilità che vengono anche dalla provincia e che magari fanno più fatica ad emergere, ma senza mettersi sul piano della sfida, semplicemente urlando che ci siamo anche noi e dimostrandolo, speriamo, con l’affermazione dei prodotti musicali e video.
La pandemia da Coronavirus sta cambiando qualcosa anche nel modo di vivere la musica in provincia? Mi spiego meglio: si può trarre un vantaggio dal fatto di non avere troppa libertà di movimento e far sorgere qualcosa anche al di fuori della grande città, che resti anche per il dopo-pandemia?
Sì, sicuramente. Parlo dal mio punto di vista personale, ma nell’ultimo anno Free Club Factory ci ha permesso di riconsiderare le possibilità lavorative e creative che forse prima, nel frastuono del mondo che andava alla sua velocità, davamo per scontate. Parlo soprattutto della possibilità di creare contenuti per il web: adesso l’esigenza degli artisti di essere presenti almeno su internet con costanza ci ha fatto capire che questa è sia un’opportunità di lavoro che un’opportunità per dare voce a tanti progetti che altrimenti si disperderebbero e smarrirebbero fino a che il virus o il Governo non ci consentiranno di riprendere con le nostre attività dal vivo.
Continuare a fare riunioni col Free Club, continuare a sentire nuovi artisti e a produrre video, musica e fare da altoparlanti a tanti progetti musicali e a tante idee ci ha dato sia la forza di continuare a lavorare con la musica, sia quella di aiutare tante persone che avevano l’esigenza di esprimersi in questo momento nefasto.
Com’era la situazione della musica in provincia prima di questa emergenza sanitaria?
Di certo non era satura come quella romana, c’erano molte possibilità e spazi in più per poter suonare e farsi sentire, dalle feste di piazza ai festival musicali, come lo Strange Days, il Castello di C’Arte, il Borgo Rock Festival, tante realtà dove sono passati tutti i cantautori della scena indipendente sia romana che nazionale.
La possibilità di poter suonare è sempre stata per me un vanto qui in Sabina, perché abbiamo sempre suonato in tanti posti, anche davanti a grandi platee o in piazze infuocate al ritmo della nostra musica. Invece prendere una serata e soprattutto una serata con cachet a Roma, dove c’è talmente tanta inflazione musicale e tanta gente anche non professionista che suona gratuitamente o a pochi spicci, è molto più difficile. Promuovere una serata fatta bene in città era più motivo di angoscia che un piacere.
Dal punto di vista delle produzioni bisogna andare a scovare nuovi talenti. Io fortunatamente ho una rete di amici e musicisti molto ampia qua in zona, conosco un po’ tutti i progetti paralleli e collaterali e c’è sempre uno spirito di scambio e collaborazione. È come se ci fosse una scena sabina di musicisti.
Quali sono le aspettative per il futuro?
Sicuramente c’è la volontà di continuare e di crescere sempre di più sia in termini di spazi e di organizzazione, magari realizzando un posto ancora più attrezzato che sia un punto di riferimento per la zona. Vorremmo dare ai nostri artisti la possibilità di affermarsi, facendo arrivare alle persone le idee e le produzioni che vengono da questo laboratorio creativo, vederle apprezzate come già sta succedendo con alcuni dei nostri prodotti.
C’è ancora tanta strada da fare, ma anche grazie al supporto di realtà come la vostra, abbiamo sempre riscontri positivi e abbiamo sempre avuto la possibilità di avere un altoparlante, quindi il ringraziamento è doveroso.
È bello avere l’opportunità di interagire con le realtà valide, quindi anche noi ringraziamo voi, perché questa è continua linfa e ci è necessaria.
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